I Luoghi

I Luoghi

I LUOGHI

Partendo dall’affascinante connubio tra Arte Sacra Rurale e Musica Bandistica, il progetto
RURALIAinBAND propone un suggestivo viaggio alla scoperta e valorizzazione delle
contrade campestri in cinque comuni del Basso Tirreno Cosentino. Ivi tenace persiste la
memoria della storia contadina, una storia rimasta uguale nelle abitudini, nei riti, nei modi
di coltivare, nel ripetersi delle stagioni e delle generazioni, per centinaia di anni. Le

esibizioni della Banda Musicale “Francesco Curcio” di Amantea si svolgeranno in forma di
sfilate attraverso gli incantevoli intrichi di viuzze e piazzette su cui si affacciano antiche
Chiese rurali, di suggestivi intervalli musicali eseguiti al tramonto e immersi nella bellezza
di scorci paesaggistici mozzafiato, di concerti bandistici negli spazi antistanti gli attrattori
culturali di notevole pregio di seguito elencati:

BELMONTE CALABRO – CONVENTO
DEL CARMINE (XVI secolo)

Situato circa quattro chilometri
nell’entroterra in posizione panoramica su
una collina che domina un vasto tratto di
mar Tirreno, Belmonte venne fondato dagli
Angioini nella seconda metà del XII secolo.
Il feudo fu governato dai Cossa, dai Di
Tarsia, dai Ravaschieri, dai Pinelli ed infine
dai Pignatelli. A poca distanza dal centro
abitato sorge l’ex Convento fondato dai
padri Carmelitani nel 1562, e
successivamente ricostruito per volontà del
conte Torino Ravaschieri nel 1583. Qui
sono sepolti molti dei principi di Belmonte. Il
convento fu chiuso durante il regno di
Gioacchino Murat nel 1807.

SAN PIETRO IN AMANTEA – CHIESA DI
SANT’ELIA PROFETA (XIX SECOLO)

La chiesetta rurale, costruita nei primi
dell’Ottocento per venire incontro alle
esigenze religiose dei braccianti agricoli
che avevano in uso di fare continua dimora
in campagna – in specie nei periodi dei
raccolti estivi – presso case coloniche
volgarmente chiamate “turre”, dà il nome
alla contrada del suggestivo borgo di San
Pietro in Amantea, fondato nell’alto
medioevo dagli abitanti della costa
nepetina, risaliti nelle colline dell’entroterra
a seguito dell’invasione araba.

AMANTEA – CHIESA DI SANT’ANNA (XIX
SECOLO)

Risalendo il dolce pendio collinare che
declina su Campora San Giovanni, tra
diroccate torri angioine di avvistamento
e antiche fontane decorate con
maschere apotropaiche, si giunge nella
contrada Mirabella. Ivi riecheggia dal
remoto passato il mito dell’antica
Temesa (V secolo a.C.), dell’incauto
Polite – compagno di Ulisse

poi trasformatosi in demone orrendo di
nome Alibante -, dell’eroico puglilatore
Eutimo che infine lo annientò. In questo
piccolo borgo, dedito ancora alla
coltivazione degli ulivi e dei vigneti,
sorge la Chiesetta dedicata a
Sant’Anna, madre di Maria e il cui culto
è caro alle giovani partorienti. Nelle
giornate di cielo terso, dalle alture
circostanti si ammira il cono fumante
dello Stromboli fino ad intravedere,
allungando lo sguardo verso sud, l’Etna.

LAGO – CHIESA DI SANTA MARINA GIÀ
CHIESA DI SAN FILIPPO (XVII SECOLO)

Sita nella frazione Terrati, distante circa
tre chilometri da Lago (ameno borgo
dell’entroterra del Basso Tirreno
Cosentino sorto in seguito alla fuga
degli abitanti costieri al tempo delle
incursioni saracene imperversanti dal IX
al XI secolo), la Chiesa di Santa Marina
Vergine fu eretta per volontà di Michele
Bianchi nel 1930 in sostituzione della
Chiesa di San Filippo risalente XVII
secolo. Sulla facciata si notano il portale
archiacuto su cui spicca un dipinto
raffigurante la Santa titolare con una
bambina e un imponente rosone in
muratura. L’interno ad unica navata è
decorato da una serie di lesene. Vi si
custodiscono le statue di Santa Marina,
di S. Antonio e della Madonna del
Carmelo.

LONGOBARDI – CHIESA SANTA MARIA
DI TURIANA (XII SECOLO)

Sita in Contrada Tauriana e fondata nel
XII secolo, l’affascinante Chiesetta di
campagna affacciata sul Tirreno sa
subìto nel corso del tempo numerosi
rifacimenti che ne hanno conservato
comunque la struttura originaria, con
pietre a vista e un portale archiacuto
sovrastato da un piccolo rosone gotico.
L’interno, a una sola navata, custodisce
un antico dipinto raffigurante la Vergine
con il Bambino, San Benedetto e San
Leonardo Abate. Una epigrafe, in
caratteri romani incisa su una pietra
murata nella cella campanaria, ne
testimonia l’appartenenza alla grangia
benedettina di Santa Maria di Ninfa.